“Mi scuso, su ChatGpt ci siamo sbagliati”. La marcia indietro delle scuole di New York è una lezione per tutti.

L’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa, inizialmente vietata nella più grande rete di scuole degli Stati Uniti, rappresenta un’opportunità per garantire agli studenti americani pari opportunità in un futuro fortemente influenzato dall’innovazione tecnologica.

Data:
22 Maggio 2023

“Mi scuso, su ChatGpt ci siamo sbagliati”. La marcia indietro delle scuole di New York è una lezione per tutti.


chatgpt a scuola

L'uso di Chatg GPT a scuola è un'opportunità?

L’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa, inizialmente vietata nella più grande rete di scuole degli Stati Uniti, rappresenta un’opportunità per garantire agli studenti americani pari opportunità in un futuro fortemente influenzato dall’innovazione tecnologica. Le esperienze recenti delle scuole pubbliche della città di New York possono essere di aiuto per coloro che sono indecisi, scettici o ancora interrogativi sulle potenzialità e gli svantaggi dell’utilizzo dell’IA in classe.

All’inizio di quest’anno, molte scuole americane, inclusi gli istituti appartenenti alle New York City Public Schools, che contano complessivamente oltre un milione di studenti, hanno vietato l’uso di ChatGpt nei loro server affermando che danneggia il pensiero critico e la capacità di problem-solving degli studenti.

Tuttavia, cinque mesi dopo, David C. Banks, il direttore del più grande sistema scolastico degli Stati Uniti, ammette che “ChatGpt ha colto le nostre scuole di sorpresa” e che è ora il momento di abbracciare con determinazione le sue potenzialità. Questi sono i concetti principali espressi da Banks in un lungo editoriale pubblicato su Chalkbeat New York.

Banks scrive: “La paura iniziale dei rischi legati a ChatGpt ha oscurato il potenziale dell’IA generativa per studenti e insegnanti, così come il fatto che i nostri studenti dovranno affrontare una realtà e un mondo del lavoro in cui la comprensione dell’IA generativa sarà fondamentale”.

Ed è proprio questo il punto. Come si può vietare una tecnologia nelle scuole con cui gli studenti dovranno confrontarsi una volta usciti dalla classe, temporaneamente o definitivamente?

Recentemente è circolato un video virale sull’utilizzo dell’IA a scuola che offre un’illuminante prospettiva su questo argomento. Durante un evento in cui si discuteva di intelligenza artificiale, un ragazzo chiese la parola per fare una domanda agli esperti presenti sul palco. Il ragazzo disse: “Molti pensano che usando strumenti come ChatGpt a scuola noi studenti imbrogliamo. Ma come si può definire un imbroglio uno strumento che ci ritroveremo a dover usare in futuro, sul posto di lavoro, nella nostra vita?”.

Gli esperti sorrisero e applaudirono a questo ragionamento così disarmante.

Banks sostiene nel suo editoriale: “Sebbene la cautela iniziale fosse giustificata, ora si è evoluta in un’esplorazione e un’analisi attenta delle potenzialità e dei rischi legati a questa nuova tecnologia”.

Alcune scuole nel quartiere di Queens, a New York, hanno già iniziato a sperimentare l’utilizzo di ChatGpt. Si stanno affrontando i pregiudizi legati all’IA attraverso esercizi specifici, oppure si sta utilizzando ChatGpt, o strumenti simili, per pianificare lezioni personalizzate.

Banks scrive: “La nostra nazione si trova potenzialmente sull’orlo di un significativo cambiamento sociale guidato dall’intelligenza artificiale generativa. Dobbiamo assicurarci che i benefici di questa tecnologia siano distribuiti equamente per prevenire un ulteriore ampliamento dei divari socio-economici nel nostro Paese. Dobbiamo garantire che i nostri studenti possano sfruttare le opportunità offerte dall’IA, sia per i lavori attuali che per quelli futuri. Molte di queste opportunità si baseranno su innovazioni tecnologiche, sia nell’intelligenza artificiale che in innovazioni che ancora non conosciamo”.

Il ragionamento di Banks è un monito per le scuole di ogni paese e per il corpo docente, rivolto in particolare ai più scettici e a coloro che ancora credono che vietare l’uso dell’IA generativa ai propri studenti sia importante.

La scuola deve garantire l’inclusività. Durante la pandemia abbiamo visto quanto lo status economico e sociale di una famiglia abbia influenzato l’educazione a distanza dei propri figli, in termini di accesso a Internet e dispositivi necessari per seguire le lezioni.

Se le scuole vietassero ChatGpt in classe, ci saranno studenti che lo utilizzeranno a casa. Ciò comporterebbe il rischio di un divario tecnologico amplificato dal fatto che alcuni studenti potrebbero accedere alla versione a pagamento più potente di ChatGpt, ad esempio se i loro genitori sono professionisti che la utilizzano per il lavoro, mentre altri rimarrebbero limitati alla versione gratuita.

Ci sono ambiti in cui il talento e la creatività possono compensare la mancanza di strumenti adeguati, ma la rivoluzione tecnologica in corso è così straordinaria e potente da oscurare persino il genio più grande.

Gli studenti che utilizzano l’IA generativa avranno un vantaggio rispetto a coloro che non ne avranno accesso, e questo divario sarà difficile da colmare. Pertanto, non solo le scuole dovrebbero utilizzare ChatGpt, ma dovrebbero avere sempre accesso alla versione più aggiornata, anche se ciò richiede un investimento finanziario.

La scuola non può lasciare indietro nessuno. Tutti devono avere gli stessi diritti e le stesse opportunità, specialmente in campo digitale.

L’IA generativa può diventare un valido strumento didattico, a condizione che insegnanti e studenti sappiano come utilizzarla e quali sono i suoi limiti. Altrimenti, rischiamo di ampliare le disuguaglianze.

È importante che le scuole riflettano su questi temi e si preparino ad affrontare le sfide e le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale generativa. Solo così potremo garantire un futuro equo e inclusivo per tutti gli studenti.

Ultimo aggiornamento

22 Maggio 2023, 05:08

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