Normativa BES: educare presuppone consapevolezza

Il mondo attuale richiede competenza, nozioni ed empatia ai docenti Essere insegnanti nel 2020 presuppone una formazione costante sia sul piano della teoria e delle conoscenze tecniche, ma anche e soprattutto sul piano umano ed empatico.

Data:
11 Marzo 2020

Normativa BES: educare presuppone consapevolezza

Il mondo attuale richiede competenza, nozioni ed empatia ai docenti

Essere insegnanti nel 2020 presuppone una formazione costante sia sul piano della teoria e delle conoscenze tecniche, ma anche e soprattutto sul piano umano ed empatico.

Che cosa sono i Bisogni Educativi Speciali

 

Il concetto di Bisogni Educativi Speciali è entrato in uso in Italia in seguito alla Direttiva ministeriale del 27/12/2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”. Questa direttiva ministeriale ha recepito le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità dove si specifica che i bisogni educativi speciali non riguardano necessariamente quelle condizioni di invalidità permanente, ma anche situazioni temporanee, limitate nel tempo che richiedono una risposta più mirata da parte della Scuola. 

La definizione dei BES  non è nuova in Europa e non nasce con le indicazioni dell’OMS, ma risale agli anni ’70 quando è stata introdotta nel Regno Unito per tutelare esigenze di apprendimento particolari.

Nel mondo della scuola di oggi, quando parliamo di BES parliamo sostanzialmente di includere studenti con difficoltà legate all’apprendimento che possono derivare da cause quali: un disturbo specifico di apprendimento o evolutivo, una disabilità fisica o psichica o dalle differenze culturali e linguistiche. 

Per gli studenti con Bisogni educativi speciali è prevista una normativa specifica affinché gli sia garantita la totale inclusione nel mondo scolastico. 

Ma vediamo ora più da vicino come si esplica l’inclusione degli studenti con Bisogni educativi speciali e quali sono gli strumenti previsti dal legislatore.

Una didattica personalizzata e consapevole

La normativa attualmente in vigore prevede che per gli alunni portatori di Bisogni Educativi Speciali sia offerta una didattica personalizzata che incontri quanto più possibile le loro esigenze di apprendimento. 

Lo strumento utilizzato a tal scopo è il Piano didattico Personalizzato. 

Questo si applica a tutte quelle situazioni in cui non è previsto un insegnante di sostegno, per  aiutare e accompagnare l’alunno con bisogni speciali nel percorso formativo. 

Questo è un argomento da trattare con delicatezza nel momento in cui viene coinvolta la famiglia dello studente. E’ indispensabile che l’ambiente familiare sia consapevole della situazione e che venga posta maggiore attenzione nei confronti dell’alunno. 

Accade spesso però che per motivi di vergogna, per paura di venire giudicati dall’ambiente esterno o per situazioni di disagio, i familiari abbiano delle resistenze e difficoltà ad accettare che il figlio faccia un percorso a lui dedicato. 

Una mancanza di empatia nella fase di comunicazione con la famiglia può far sì che la scuola si ritrovi a combattere contro i mulini a vento, invece di fare squadra con l’ambiente familiare per il bene dello studente. 

Chi ne paga le conseguenze è soprattutto l’alunno che si ritrova a subire situazioni di emarginazione rispetto agli altri allievi. 

Occorre pertanto stabilire una collaborazione tra l’ambiente scolastico e l’ambiente familiare in modo che questi episodi vengano del tutto eliminati. 

Specializzarsi è la chiave di svolta

Il lavoro dell’insegnante oggi presuppone anche essere dotati di empatia e consapevoli che ci siano alunni che necessità differenti e capacità di apprendimento che richiedono più attenzione. 

Essere un buon insegnate nel 2020 significa non solo trasmettere nozioni e conoscenze, ma avere la capacità di riconoscere le necessità degli studenti che si hanno di fronte e saperle soddisfare contatto ed empatia senza far pesare le difficoltà di apprendimento di nessuno. 

Questa capacità non è innata, ma si ha la possibilità e la si deve apprendere per essere in grado di riconoscere tutti quegli atteggiamenti, attitudini e bisogni che il docente dovrà individuare in classe per personalizzare la didattica.

Questa capacità si costruisce attraverso la formazione specifica sul tema dove vengono forniti strumenti idonei a tal fine. 

Per concludere, abbiamo bisogno più che mai di docenti preparati non solo dal punto di vista teorico e nozionistico, ma soprattutto dal punto di vista umano ed empatico, in modo che possano affrontare le situazioni sempre più eterogenee del mondo di oggi. Questo non per soddisfare un qualche capriccio del legislatore, ma per venire incontro alle specifiche esigenze e bisogni di quelli che oggi studiano, ma che domani saranno chiamati a ricoprire ruoli lavorativi e professionali nella società di tutti. 

 

Ultimo aggiornamento

11 Marzo 2020, 11:03

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